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Autismo

Con la quinta edizione del DSM, sono state introdotte diverse novità sull'autismo che lo portano a discostarsi dall’ ICD- 10. 

Il DSM 5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) definisce i Disturbi dello Spettro dell'Autismo secondo due principali criteri:

  • “deficit persistenti della comunicazione sociale e dell’interazione sociale”,

  • “pattern di comportamento, interessi o attività ristretti e ripetitivi”.

Con la pubblicazione del DSM-5 (APA, 2013/2014) il Disturbo Autistico e quello di Asperger vengono accorpati all’interno della stessa etichetta diagnostica, ossia il Disturbo dello Spettro dell’Autismo (ASD), che rientra nella nuova categoria dei Disturbi del Neurosviluppo. Negli ultimi 10 anni sono stati compiuti in senso diagnostico passi importanti nella ridefinizione della diagnosi.

Si pone enfasi sul concetto di “spettro”, e sulla Neurodivergent Advocacy, sull'importanza di contribuire allo sviluppo di un nuovo paradigma socio-culturale che normalizzi il concetto di neurodiversità e valorizzi la varietà dell'espressione umana (Fabrizio Acanfora, 2017-2023). 

Curare il linguaggio, dedicare attenzione alle parole quando si tratta di inclusione è fondamentale, perché è attraverso le parole che costruiamo la realtà intorno a noi e diamo forma al nostro mondo interiore. Vi sono delle conseguenze che il linguaggio ha sulla visione della diversità.

Parole come esclusione o uguaglianza, vocaboli come desiderio, aspirazione o autodeterminazione, sono comuni a tutti gli esseri umani e particolarmente importanti per chi fa parte di una qualsiasi minoranza.

Partendo dalla neurodiversità, in questo libro si esplorano le parole che ruotano intorno a  tutte le altre forme di diversità: culturali, religiose, sessuali e di genere, legate alla differente funzionalità fisica.
Questo spazio di sensibilizzAzione, ed il lavoro di Sensibileallefoglie in genere, vuole offrire uno stimolo all’apertura, alla comprensione delle diversità e di quanto esse siano indispensabili in una società evoluta, ed accessibile, laddove la vera uguaglianza, la complessità di un sistema eterogeneo, come quello di una società dovrebbe essere, può avvenire esclusivamente attraverso il riconoscimento e la valorizzazione delle differenze e delle caratteristiche uniche di ciascun individuo. 

ADHD

Il disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder, ADHD) è caratterizzato da una durata scarsa o breve dell’attenzione e/o da vivacità e impulsività eccessive non appropriate all’età del bambino, che interferiscono con le funzionalità o lo sviluppo. 

 

  • Si tratta di un disturbo cerebrale presente dalla nascita o che si sviluppa subito dopo.

  • Alcuni bambini manifestano difficoltà soprattutto di attenzione prolungata, concentrazione e capacità di portare a termine le attività; altri bambini sono iperattivi e impulsivi; altri ancora manifestano entrambi gli stati.

  • Per la diagnosi i medici  (NPI) utilizzano questionari compilati da genitori e insegnanti, oltre che osservazioni del bambino.

  • Spesso è necessario ricorrere a farmaci psicostimolanti associati ad ambienti strutturati, routine, un piano di intervento scolastico e tecniche genitoriali modificate.

Il disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività (ADHD) è un disturbo neuroevolutivo. Sebbene i bambini con ADHD spesso si comportino in modo iperattivo e impulsivo, l’ADHD non è un disturbo comportamentale.

Benché il numero di bambini colpiti sia oggetto di notevoli controversie, si stima che l’ADHD interessi il 5-15% dei bambini, con un’incidenza doppia nei maschi. 

Difficoltà comportamentali

Crescendo, i bambini acquisiscono diverse capacità. Alcune, come il controllo sfinterico (feci ed urine), dipendono soprattutto dal livello di maturazione del sistema nervoso. Altre, come il comportamento appropriato da tenere in casa e a scuola, dipendono dalla complicata interazione tra lo sviluppo fisico e intellettivo (cognitivo) del bambino, dalla salute, dal carattere e dal rapporto con i genitori, gli insegnanti e le persone che si occupano di lui (vedere anche Sviluppo infantile). Altri comportamenti, come succhiarsi il pollice, oltre la normale età di riferimento per questo pattern comportamentale, si sviluppano quando i bambini cercano modi per affrontare lo stress. Altri comportamenti ancora si sviluppano in risposta allo stile genitoriale.

I problemi comportamentali e dello sviluppo possono diventare talmente gravi da minare i rapporti normali fra il bambino e gli altri o interferire con lo sviluppo emotivo, sociale e intellettivo. Alcuni problemi comportamentali sono

La maggior parte di questi problemi deriva dalle normali abitudini comportamentali che i bambini acquisiscono facilmente e che si mantengono nel tempo rinforzate da una serie di contingenze. Alcuni problemi comportamentali, come bagnare il letto, possono essere lievi e risolversi rapidamente e spontaneamente nell’ambito del normale sviluppo. Altri problemi, come quelli che insorgono nei bambini con disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività (Attention Deficit/Hyperactivity Disorder, ADHD), possono richiedere un trattamento continuativo ed integrato nei vari contesti di vita.

Disturbi dell'apprendimento

Con l’acronimo DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) si intende una categoria diagnostica, relativa ai Disturbi Evolutivi Specifici di Apprendimento che appartengono ai disturbi del neurosviluppo (DSM 5, 2014), che contempla i disturbi delle abilità scolastiche, cioè Dislessia, Disortografia, Disgrafia e Discalculia (CC-2007).

 Le seguenti condizioni cliniche:

  • Dislessia, cioè disturbo nella lettura (intesa come abilità di decodifica del testo)

  • Disortografia, cioè disturbo nella scrittura (intesa come abilità di codifica fonografica e competenza ortografica)

  • Disgrafia, cioè disturbo nella grafia (intesa come abilità grafo-motoria)

  • Discalculia, cioè disturbo nelle abilità di numero e di calcolo (intese come capacità di comprendere e operare con i numeri)

Nella Consensus Conference del 2007 sono menzionati i criteri utili per la definizione dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento, ovvero il carattere “evolutivo” di questi disturbi, la diversa espressività del disturbo nelle diverse fasi evolutive dell’abilità in questione, la quasi costante associazione ad altri disturbi (comorbidità), il carattere neurobiologico delle anomalie processuali che caratterizzano i DSA.

I Disturbi Specifici dell’Apprendimento hanno un’origine biologica che è alla base delle anomalie a livello cognitivo che sono associate a sintomi comportamentali del disturbo e che comprende un’interazione di fattori genetici, epigenetici e ambientali che colpiscono le capacità cerebrali di percepire o processare informazioni verbali o non verbali in modo efficiente e preciso (DSM-5, 2014).

La Consensus Conference dell’Istituto Superiore di Sanità (Cc-ISS, 2011) definisce i Disturbi Specifici dell’Apprendimento “Disturbi che coinvolgono uno specifico dominio di abilità, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. Essi infatti interessano le competenze strumentali degli apprendimenti scolastici.

Le principali caratteristiche che contraddistinguono i Disturbi Specifici dell’Apprendimento oltre le difficoltà nel calcolo e letto-scrittura, riguardano:

  • Le difficoltà nella consapevolezza fonologica (difficoltà nel riconoscere quanti, quali e in che ordine sono i suoni di una parola)

  • La lentezza nell’automatizzazione di diverse abilità

Alcuni bambini con DSA possono anche avere difficoltà di coordinazione, di motricità fine, nelle abilità di organizzazione e di sequenza e difficoltà nell’acquisizione delle sequenze temporali (ore, giorni, stagioni, ecc.).

Dall’analisi della letteratura i disturbi che più frequentemente si riscontrano in comorbilità con i Disturbi Specifici dell’Apprendimento sono: il disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività (ADHD) e i Disturbi Specifici del Linguaggio (DSL).La Consensus Conference (2007) ha evidenziato che nella pratica clinica si riscontra un’alta presenza di comorbilità sia fra i Disturbi Specifici dell’Apprendimento stessi, sia fra Disturbi Specifici dell’Apprendimento ed altri disturbi (disprassie, disturbi del comportamento e dell’umore, disturbi d’ansia, ecc.).
 

Parents&Siblings Coaching

La relazione genitore-bambin* e bambin*-siblings in un percorso terapeutico è definita da varie difficoltà ed è percepita come interrotta in vari punti; gap che, con l’aiuto del tuo terapeuta e delle giuste strategie comportamentali, possono essere risanati e riconosciuti come meno invalidanti.

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